In viaggio. Umbria mistica tra olivi e vigne sulle Strada del Cantico
Uno sguardo dal colle di Assisi
“Guardate che vista, ecco l’Umbria: ai vostri piedi!”. A 700 metri sul Monte Subasio, all’ora del crepuscolo, seduti all’aperto davanti a una grigliata di tenera carne, le parole di Alessandro Damianisono quasi superflue. È uno spettacolo di pochi, ma intensi, minuti che scende veloce sulla valle del medio Tevere, mentre Assisi, in lontananza, comincia ad accendersi di lampadine creando una macchia di luce gialla nel cielo indaco.
Il giovane produttore d’olio extravergine bio, di farine e salumi – ma anche allevatore d’agnelli e animali da cortile – ci guida con orgoglio nella postazione privilegiata del suo agriturismo, Le Mandrie di San Paolo, immerso tra distese di olivi moraiolo. “In estate questo posto diventa magico e noi facciamo di tutto per accontentare gli ospiti, visite, degustazioni, cenette a lume di candela” sorride Damiani.
Collegata a diversi sentieri escursionistici, come quello di San Francesco e del Parco del Monte Subasio, la tenuta di 35 ettari è un’ottima base di partenza per chi ama camminare: in un’ora si arriva all’Eremo delle Carceri, in due al Bosco di San Francesco, punto Fai immerso nella radura, vicino a spettacolari cascatelle con piscina naturale (se capitate in una giornata calda portatevi il costume).
Alessandro si divide tra il frantoio, l’allevamento, le camere e il ristorante, aiutato dalla famiglia. Tra i vari impegni, la produzione del suo olio extravergine Dop Colli d’Assisi Spoleto è quello che lo assorbe di più: dal fruttato medio-intenso, profumato e piacevole, lo possiamo degustare in una saletta con vista sui macchinari del frantoio tirati a lustro.
Tra le colline ricoperte d’olivi il Bosco di S. Francesco è una delle attrazioni di Assisi, punto Fai. Nei dintornipasseggiando lungo un ruscello si finisce in una radura con piscina naturale e cascatelle. Vi si arriva passando anche da un portone del muro di cinta di piazza S. Francesco.
L’Umbria che ci attende in questo itinerario lungo la Strada dei Vini del Cantico, evidentemente intitolata a San Francesco, è tutta un saliscendi tra colline e sguardi panoramici, a volte in luoghi molto isolati, dove le persone si contano davvero sulla punta delle dita.
Collelungo
A Collelungo, alle pendici del monte Peglia, nei vicoli del borgo acciottolato il silenzio regna sovrano: i neanche 30 abitanti sono in prevalenza anziani e nelle belle giornate si ritrovano ai tavolini del bar, l’unico. Oltre agli affreschi della Madonna della Luce, l’altra attrazione di Collelungo è la cantina sotterranea dei Conti Faina: tre lunghi tunnel e un sistema di cunicoli che Valter, il cantiniere, ci mostra lungo un interessante percorso seguito da un rinfrescante assaggio. Tra i sei diversi vini ci soffermiamo sul Macchia della Torre, un bianco da uve verdicchio e chardonnay – secco, sapido, con aromi di frutta esotica – e su un calice di spumante brut Senatore Zeffirino (pinot nero e chardonnay): note di frutta secca, frutta fresca e sentori agrumati.
Marsciano
Nella vicina Marsciano facciamo visita anche alla cantina La Spina, vanto e passione di Moreno Peccia, un simpatico bancario di 56 anni che per ora si divide tra gli sportelli e le vigne; poco più di 2 ettari da cui ottiene 15-16mila bottiglie, come il Vigna Maiore, trebbiano Spoletino in purezza senza lieviti aggiunti che segue una fermentazione spontanea (Due Bicchieri in Vini d’Italia 2015). Oppure, il Rosso Spina, a base montepulciano (anch’esso Due Bicchieri). “Lavoro in banca da 35 anni” racconta Moreno Peccia “ma ho sempre amato fare il vino, sogno che ho realizzato nel 2000 con una vera e propria azienda, seppur piccola. Mi piace condividere questa passione con gli enoturisti: è un arricchimento e un’occasione di scambio, per me”.
Monte Castello di Vibio
Per cena facciamo una deviazione verso Monte Castello di Vibio, uno dei Borghi più Belli d’Italia: 422 metri di altitudine, 1.600 anime di cui sì e no un centinaio tra le antiche mura. Questa bomboniera medievale vanta anche un piccolo teatro, il Teatro della Concordia: costruito nel 1808, con soli 99 posti, di cui 37 in platea, è tra i più piccoli d’Italia. Decorato con stucchi e affreschi riproduce in miniatura i grandi teatri dell’epoca con tutti gli elementi classici. Un gioiellino che qualche bravo volontario mantiene aperto, in attesa che l’Italia si svegli per preservare il suo vasto patrimonio.
La passeggiata nel borgo si conclude con l’aperitivo nell’unico bar di piazza Vittorio Emanuele, con un affaccio spettacolare su Todi, la valle del Tevere e i monti Martani. Poi si finisce alla tavola delGrottino di Zio Totò, che lo chef Massimo Costanzi gestisce con gusto tradizionale, proponendoci linguine con pomodorini, finocchietto ed erbette di campo, coniglio in porchetta e cacciagione, come la palomba alla ghiotta.
Todi
L’indomani il giro continua con una visita a Todi, il paese del Beato Iacopone. Qui meritano una sosta il Duomo e il Tempio di S. Fortunato, interessante esempio di costruzione gotica a sala, che custodisce nella cappella di S.Michele Arcangelo una Madonna in trono con il Bambino, opera di Masolino da Panicale del 1432.
Dal campanile del Tempio di San Fortunato, alla cui sommità arriviamo dopo 153 faticosi scalini ci aspetta un’altra memorabile panoramica, stavolta sul centro storico. Il Museo Civico espone invece sculture e affreschi distribuiti tra i palazzi del Podestà e del Capitano del Popolo.
Una piacevole gita in campagna ci conduce quindi nella cantina Peppucci, a 15 minuti da Todi, tra belle colline, boschi e vigne, a 400 metri d’altezza. Fondata nel 2003, i Peppucci hanno cominciato a vendemmiare solo nel 2005 e rappresentano una nuova generazione di produttori: Filippo, Elisabetta e Agnese hanno appena 30 anni. Tra le 70-80mila bottiglie prodotte con la consulenza dell’enologo Lorenzo Landi, troviamo etichette come il bianco Grechetto di Todi in purezza, fresco e profumato, o l’Alter Io, un rosso da uve sagrantino raccolte i primi d’ottobre e affinato in rovere francese per 18 mesi, poi per 12 in bottiglia.
Spello
Il borgo medievale alle pendici del monte Subasio, conserva una villa romana con mosaici. Nella chiesa di S. Maria Maggiore sono custoditi affreschi cinquecenteschi diBernardino di Betto, il Pinturicchio, che decorano la Cappella Baglioni. Nel palazzo comunale la Biblioteca Fondo Antico conserva invece 4mila testi teologici antichi, il più pregiato un incunabolo del 1474 (biglietto 12 euro | www.sistemamuseo.it). Bisogna prendersi i tempo per visitare l’orto-giardino biodinamico della Fondazione Barbanera, dal nome dell’astronomo, astrologo e filosofo che visse a Foligno nel ‘700, quello del famoso Almanacco Barbanera. I consigli pratici e le previsioni sull’andamento climatico dei mesi e delle stagioni, che descrive ogni anno - dal 1762 - l’Almanacco Barbanera, sono applicati in un bellissimo orto-giardino biodinamico curato dall’omonima Fondazione a Spello. Progettato dal paesaggista Peter Curzon, è coltivato con erbe officinali e fiori, ortaggi e frutti anche rari in un ex complesso agricolo che include un bachificio settecentesco. Nell’archivio storico della redazione, consultabile, sono raccolti 50mila documenti, tra i quali 8mila Almanacchi da tutto il mondo, oltre a dipinti e sculture, in genere raffiguranti i segni zodiacali, degli artisti che hanno realizzato le varie copertine. C’è anche un piccolo museo.
Torgiano
A Torgiano il viaggio si conclude nella cantina Lungarotti, tra i più noti produttori di vino in Umbria e con un importante polo museale composto da un museo del vino e da un museo dell’olivo e dell’olio. Alle pendici del paese facciamo anche una bella passeggiata lungo il fiume Chiascio, nel verde del Parco dei Mulini, così chiamato per la presenza di resti d’antiche strutture industriali, come il Mulino Silvestri, ancora attivo per la produzione di farina.
Il Museo d’Arte Ceramica Contemporanea raccoglie opere del ceramista Nino Caruso e le vaselle d’autore realizzate da artisti italiani e internazionali per la festa del vino novello e donate al museo.
E a soli 5 chilometri la Strada dei Vini del Cantico ci saluta con un tocco d’arte: il borgo di Brufa, mirabile esempio di land art, ricco di opere e installazioni a cielo aperto. Il Parco delle Sculture di Brufa raccoglie opere e installazioni d’arte contemporanea, selezionate tra quelle della manifestazione “Brufa in Festa”.
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Data: 24 Settembre 2015“Guardate che vista, ecco l’Umbria: ai vostri piedi!”. A 700 metri sul Monte Subasio, all’ora del crepuscolo, seduti all’aperto davanti a una grigliata di tenera carne, le parole di Alessandro Damianisono quasi superflue. È uno spettacolo di pochi, ma intensi, minuti che scende veloce sulla valle del medio Tevere, mentre Assisi, in lontananza, comincia ad accendersi di lampadine creando una macchia di luce gialla nel cielo indaco.
Il giovane produttore d’olio extravergine bio, di farine e salumi – ma anche allevatore d’agnelli e animali da cortile – ci guida con orgoglio nella postazione privilegiata del suo agriturismo, Le Mandrie di San Paolo, immerso tra distese di olivi moraiolo. “In estate questo posto diventa magico e noi facciamo di tutto per accontentare gli ospiti, visite, degustazioni, cenette a lume di candela” sorride Damiani.
Collegata a diversi sentieri escursionistici, come quello di San Francesco e del Parco del Monte Subasio, la tenuta di 35 ettari è un’ottima base di partenza per chi ama camminare: in un’ora si arriva all’Eremo delle Carceri, in due al Bosco di San Francesco, punto Fai immerso nella radura, vicino a spettacolari cascatelle con piscina naturale (se capitate in una giornata calda portatevi il costume).
Alessandro si divide tra il frantoio, l’allevamento, le camere e il ristorante, aiutato dalla famiglia. Tra i vari impegni, la produzione del suo olio extravergine Dop Colli d’Assisi Spoleto è quello che lo assorbe di più: dal fruttato medio-intenso, profumato e piacevole, lo possiamo degustare in una saletta con vista sui macchinari del frantoio tirati a lustro.
Tra le colline ricoperte d’olivi il Bosco di S. Francesco è una delle attrazioni di Assisi, punto Fai. Nei dintornipasseggiando lungo un ruscello si finisce in una radura con piscina naturale e cascatelle. Vi si arriva passando anche da un portone del muro di cinta di piazza S. Francesco.
L’Umbria che ci attende in questo itinerario lungo la Strada dei Vini del Cantico, evidentemente intitolata a San Francesco, è tutta un saliscendi tra colline e sguardi panoramici, a volte in luoghi molto isolati, dove le persone si contano davvero sulla punta delle dita.
Collelungo
A Collelungo, alle pendici del monte Peglia, nei vicoli del borgo acciottolato il silenzio regna sovrano: i neanche 30 abitanti sono in prevalenza anziani e nelle belle giornate si ritrovano ai tavolini del bar, l’unico. Oltre agli affreschi della Madonna della Luce, l’altra attrazione di Collelungo è la cantina sotterranea dei Conti Faina: tre lunghi tunnel e un sistema di cunicoli che Valter, il cantiniere, ci mostra lungo un interessante percorso seguito da un rinfrescante assaggio. Tra i sei diversi vini ci soffermiamo sul Macchia della Torre, un bianco da uve verdicchio e chardonnay – secco, sapido, con aromi di frutta esotica – e su un calice di spumante brut Senatore Zeffirino (pinot nero e chardonnay): note di frutta secca, frutta fresca e sentori agrumati.
Marsciano
Nella vicina Marsciano facciamo visita anche alla cantina La Spina, vanto e passione di Moreno Peccia, un simpatico bancario di 56 anni che per ora si divide tra gli sportelli e le vigne; poco più di 2 ettari da cui ottiene 15-16mila bottiglie, come il Vigna Maiore, trebbiano Spoletino in purezza senza lieviti aggiunti che segue una fermentazione spontanea (Due Bicchieri in Vini d’Italia 2015). Oppure, il Rosso Spina, a base montepulciano (anch’esso Due Bicchieri). “Lavoro in banca da 35 anni” racconta Moreno Peccia “ma ho sempre amato fare il vino, sogno che ho realizzato nel 2000 con una vera e propria azienda, seppur piccola. Mi piace condividere questa passione con gli enoturisti: è un arricchimento e un’occasione di scambio, per me”.
Monte Castello di Vibio
Per cena facciamo una deviazione verso Monte Castello di Vibio, uno dei Borghi più Belli d’Italia: 422 metri di altitudine, 1.600 anime di cui sì e no un centinaio tra le antiche mura. Questa bomboniera medievale vanta anche un piccolo teatro, il Teatro della Concordia: costruito nel 1808, con soli 99 posti, di cui 37 in platea, è tra i più piccoli d’Italia. Decorato con stucchi e affreschi riproduce in miniatura i grandi teatri dell’epoca con tutti gli elementi classici. Un gioiellino che qualche bravo volontario mantiene aperto, in attesa che l’Italia si svegli per preservare il suo vasto patrimonio.
La passeggiata nel borgo si conclude con l’aperitivo nell’unico bar di piazza Vittorio Emanuele, con un affaccio spettacolare su Todi, la valle del Tevere e i monti Martani. Poi si finisce alla tavola delGrottino di Zio Totò, che lo chef Massimo Costanzi gestisce con gusto tradizionale, proponendoci linguine con pomodorini, finocchietto ed erbette di campo, coniglio in porchetta e cacciagione, come la palomba alla ghiotta.
Todi
L’indomani il giro continua con una visita a Todi, il paese del Beato Iacopone. Qui meritano una sosta il Duomo e il Tempio di S. Fortunato, interessante esempio di costruzione gotica a sala, che custodisce nella cappella di S.Michele Arcangelo una Madonna in trono con il Bambino, opera di Masolino da Panicale del 1432.
Dal campanile del Tempio di San Fortunato, alla cui sommità arriviamo dopo 153 faticosi scalini ci aspetta un’altra memorabile panoramica, stavolta sul centro storico. Il Museo Civico espone invece sculture e affreschi distribuiti tra i palazzi del Podestà e del Capitano del Popolo.
Una piacevole gita in campagna ci conduce quindi nella cantina Peppucci, a 15 minuti da Todi, tra belle colline, boschi e vigne, a 400 metri d’altezza. Fondata nel 2003, i Peppucci hanno cominciato a vendemmiare solo nel 2005 e rappresentano una nuova generazione di produttori: Filippo, Elisabetta e Agnese hanno appena 30 anni. Tra le 70-80mila bottiglie prodotte con la consulenza dell’enologo Lorenzo Landi, troviamo etichette come il bianco Grechetto di Todi in purezza, fresco e profumato, o l’Alter Io, un rosso da uve sagrantino raccolte i primi d’ottobre e affinato in rovere francese per 18 mesi, poi per 12 in bottiglia.
Spello
Il borgo medievale alle pendici del monte Subasio, conserva una villa romana con mosaici. Nella chiesa di S. Maria Maggiore sono custoditi affreschi cinquecenteschi diBernardino di Betto, il Pinturicchio, che decorano la Cappella Baglioni. Nel palazzo comunale la Biblioteca Fondo Antico conserva invece 4mila testi teologici antichi, il più pregiato un incunabolo del 1474 (biglietto 12 euro | www.sistemamuseo.it). Bisogna prendersi i tempo per visitare l’orto-giardino biodinamico della Fondazione Barbanera, dal nome dell’astronomo, astrologo e filosofo che visse a Foligno nel ‘700, quello del famoso Almanacco Barbanera. I consigli pratici e le previsioni sull’andamento climatico dei mesi e delle stagioni, che descrive ogni anno - dal 1762 - l’Almanacco Barbanera, sono applicati in un bellissimo orto-giardino biodinamico curato dall’omonima Fondazione a Spello. Progettato dal paesaggista Peter Curzon, è coltivato con erbe officinali e fiori, ortaggi e frutti anche rari in un ex complesso agricolo che include un bachificio settecentesco. Nell’archivio storico della redazione, consultabile, sono raccolti 50mila documenti, tra i quali 8mila Almanacchi da tutto il mondo, oltre a dipinti e sculture, in genere raffiguranti i segni zodiacali, degli artisti che hanno realizzato le varie copertine. C’è anche un piccolo museo.
Torgiano
A Torgiano il viaggio si conclude nella cantina Lungarotti, tra i più noti produttori di vino in Umbria e con un importante polo museale composto da un museo del vino e da un museo dell’olivo e dell’olio. Alle pendici del paese facciamo anche una bella passeggiata lungo il fiume Chiascio, nel verde del Parco dei Mulini, così chiamato per la presenza di resti d’antiche strutture industriali, come il Mulino Silvestri, ancora attivo per la produzione di farina.
Il Museo d’Arte Ceramica Contemporanea raccoglie opere del ceramista Nino Caruso e le vaselle d’autore realizzate da artisti italiani e internazionali per la festa del vino novello e donate al museo.
E a soli 5 chilometri la Strada dei Vini del Cantico ci saluta con un tocco d’arte: il borgo di Brufa, mirabile esempio di land art, ricco di opere e installazioni a cielo aperto. Il Parco delle Sculture di Brufa raccoglie opere e installazioni d’arte contemporanea, selezionate tra quelle della manifestazione “Brufa in Festa”.
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Fonte: gamberorosso.it
Massimiliano Rella